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L'universo poetico di Ernesto Lamagna è popolato di angeli. Hanno scandito la maturazione dello scultore lungo un itinerario barocco-futurista verso una classicità figurativa che si esprime nella capacità di coniugare la spiritualità dei temi con la fisicità della materia trattata, piegando la pietra e l'acciaio alla leggiadria della piuma, alla corposità dell'incarnato, al balenio del pensiero. "Già fu proprio il movimento in sé che mi portò a fare una riflessione, accostando questa corrente al Barocco. Come il Futurismo, il Barocco ricercava nel movimento la sostanza dell'essere e quale figura poteva meglio accostarsi al dinamismo se non l'angelo?" Il volo è un altro degli elementi tipici dell'opera del maestro: gli angeli sono tali anche perché dello spazio ne fanno dimora e non è caso fortuito, siano essi di ferro o in bronzo, che si sollevino magicamente da terra. La casa-studio di Ernesto Lamagna si svela con una bellezza fascinante, anche qui il benvenuto lo danno loro, gli angeli, di resina, in bronzo, di ferro o dipinti. In mezzo a loro la scultura a grandezza naturale di un uomo seduto; la testa china fra le mani quasi a pensare l'incertezza del futuro. La sua arte è vita, bellezza, uomo. Dio. Già, perché non esiste perfezione più sublime e bella dell'uomo inteso quale creazione divina, e come tale centro dell'universo. Il Maestro ha voluto evidenziare che l'arte altro non può essere che una continua ricerca evolutiva verso quella perfezione che riporta l'uomo accanto a Dio. Gioia, dolore, stupore, e mille altri sentimenti giungono al cuore ammirando quanto Lamagna ha creato e crea: "Certamente nelle mie sculture vi è l'amore per la materia, ma ancheildesiderio,struggentee irraggiungibile, di scoprire ciò che è al di là -spiega -. Ogni artista, bene o male, con maggiori o minori capacità, in maniera più o meno consapevole, tende a raggiungere l'assoluto, l'equilibrio; vi sono momenti in cui ti sembra di esservi riuscito, ma dura un attimo, poi è come nella Cappella Sistina dove la mano dell'uomo e quella di Dio, da lontano,sembranotoccarsi,maè un'illusione. Ecco, penso sia questa la condizione dell'artista, una meravigliosa condanna. Tutta la vita lui non può fare altro che tendere quella mano". Susanna Paparatti |